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Trento, 2 novembre 2008
L’Europa contro Berlusconi
Clima, le idee suicide del governo

Comportamento «drammatico e irresponsabile», «errore storico».
di Roberto Bombarda, da l’Adige di domenica 2 novembre 2008

Così il presidente di turno dell’Unione europea, Sarkozy, ha giudicato dall’aula del Parlamento europeo il comportamento del governo italiano in materia di lotta ai cambiamenti climatici.

Di fronte ai problemi generati da una crisi economica ampiamente prevedibile, Berlusconi reagisce nella maniera che personalmente giudico la più inopportuna.

Negare cioè gli effetti delle attività umane sul clima - e dunque sulla sopravvivenza delle future generazioni e della Terra così come abbiamo imparato a conoscerla e ad amarla - e tentare di difendere l’economia nazionale nel modo più inefficace anziché cogliere l’occasione per un grande rilancio di un nuovo modo di produrre, che impieghi meno materie prime e meno energia.
Il premier opera in materia ambientale, così come in materia energetica, proclamando attraverso la forza mediatica dei suoi cinegiornali stile «Istituto Luce» verità infondate. Come sta facendo con il nucleare, improvvidamente proposto come la soluzione ai problemi energetici del Paese. Anziché puntare sul risparmio energetico, che produrrebbe subito i suoi effetti, e sulle fonti rinnovabili, l’unica vera sfida sostenibile nel lungo periodo, il nostro premier progetta centrali nucleari che non vedrà mai.

Naturalmente senza ricordare ai cittadini che i costi - economici, ambientali e sanitari - graveranno su di loro e che con l’uranio saremo ancora più dipendenti dall’esterno rispetto ad oggi (poiché l’uranio, presente in pochissimi paesi monopolisti, si esaurirà prima del petrolio e del metano).

Sui cambiamenti climatici, una realtà già ben presente e validata da tutta la comunità scientifica internazionale (per i più scettici, basti guardare le foto dei nostri ghiacciai 100, 50 e 20 anni fa rispetto ad oggi per rendersi conto di che cosa sta succedendo), il nostro governo sfida i Paesi dell’Unione europea mettendo in dubbio il piano perché troppo «punitivo» del nostro sistema produttivo. Già, perché se Cina ed India non rispettano il protocollo di Kyoto, ma sono nostri concorrenti in campo manifatturiero, perché mai dovremmo rispettarlo noi?

Appunto, allora perché non reintrodurre la schiavitù, riportare la settimana lavorativa su 7 giorni, togliendo un po’ di diritti ai lavoratori (magari anche la maternità, via) e già che ci siamo dichiarare guerra alla Libia, così forse riusciamo a garantire finalmente all’Italia l’indipendenza dalle fonti petrolifere esterne?

E pensare che gli obiettivi posti dall’Ue non sono per nulla improponibili. Anzi, i loro pur positivi effetti serviranno a poco se non saranno seguiti da impegni ancor più precisi. Ma l’importante è iniziare il cammino!

Il governo Prodi, dovendo riaggiustare 5 anni disastrosi in materia ambientale come quelli del governo precedente, cercò di raddrizzare la barca, seguendo con venti anni di ritardo la via intrapresa dalla Germania e da altri Paesi virtuosi. Questo attraverso incentivi mirati alle aziende che indirizzavano i loro processi produttivi verso modalità più sostenibili, diffondendo ovunque le fonti energetiche rinnovabili, orientando diversamente le politiche per la mobilità, educando la popolazione alle buone pratiche in materia di energia, rifiuti, consumi. Noi no.

Noi siamo italiani e dunque, come scrive Capranica, «ossimori viventi», contraddizioni ambulanti. Anziché seguire i migliori, diamo la colpa ai peggiori ma li imitiamo!

Eppure non stiamo parlando di cose fuori dal mondo. L’ultimo numero di Trentino Industriale ospita un interessante articolo dal titolo emblematico «Produrre con una coscienza ecologica», illustrando come le aziende possano operare considerando l’intero ciclo di vita di un prodotto, a partire dalla sua progettazione fino al suo riciclo a fine vita utile. Tutto ciò con beneficio per le casse dell’azienda, per la soddisfazione dei clienti, per la salute dei cittadini.

Creando prodotti più competitivi sul mercato internazionale, meno «carichi» di materie prime ed energia, le aziende possono dunque vivere meglio la durissima concorrenza internazionale, anziché affrontare improponibili confronti sulla base dei costi del lavoro, dell’energia e delle materie prime.

Una strada, quella del sostegno alle imprese «virtuose», già avviata dalla nostra Provincia e confermata nel programma della coalizione che sostiene il presidente Dellai.

Non mancano peraltro anche in Trentino alcune contraddizioni, che contiamo di superare nella prossima legislatura, come ad esempio la costruzione dell’inceneritore, a mio avviso la soluzione sbagliata per affrontare il tema dei rifiuti, anche perché l’impianto emetterà migliaia di tonnellate di gas climalteranti (e non solo).

Tutelare il clima, dunque, ha una grandissima valenza ambientale e civile, per chi vive qui e nel resto del mondo, ma anche per chi verrà dopo di noi. Il governo nazionale dovrebbe ricevere un bel «cinque» in educazione civica (ai sensi del decreto-Gelmini), poiché la tutela dell’ambiente è uno dei primi passi per dimostrare di essere «buoni cittadini». Invece sta portando il nostro Paese a diventare lo zimbello mondiale e le nostre imprese al margine del progresso e della competizione.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale e candidato dei Verdi e Democratici del Trentino

 

     

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